Che educatori siamo

La crescita dei giovani è un elemento fondamentale di ogni società, di ogni cultura, diviene un cardine delle espressioni della filosofia, dell’arte, della moda e dei costumi.

Oggi assistiamo ad una crescente tensione rispetto alle responsabilità educative, agli strumenti educativi ed all’adeguatezza di una classe insegnante che deve preparare i giovani ad essere adulti, che deve passare dal nozionismo all’etica.

I giovani oggi risentono di un’accresciuta capacità cognitiva, merito anche dell’esplosione dei mezzi di comunicazione e della multi etnicità della società moderna, e divengono trasmettitori di informazioni sempre più veloci; questo però diminuisce la capacità di ponderare il peso dell’informazione e quindi la sua importanza.

Educare ha da sempre significato dare gli strumenti per capire il mondo che ci circonda, fosse quello dei greci o dei romani fino al mondo moderno, fornire un determinato numero di spunti che potessero poi essere sviluppati in modo autonomo e propositivo, permettere all’individuo di essere in primis se stesso.

Oggi siamo davanti ad una strumentazione educativa spesso massificata, incurante del singolo e qualunquista.

Non esiste un perché specifico ma certo occorre trovare un elemento conduttore che riporti l’individuo al centro della strumentazione formativa, che rimetta il giovane davanti a se stesso ed alle sue prossime responsabilità di adulto.

Per far questo vi sono molte sedi, dalla famiglia alla comunità, dallo stato al paese, ma prima di tutto è l’adulto, il formatore per eccellenza, che deve reinventare il suo metodo di formazione.

L´associazione ancora una volta vuole essere partecipe ad un tema sociale così sentito.

Vittoria Pompò

 

Tratto dal disorso di apertura del convego "Che educatori siamo"

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